Giugno 13, 2018

L’anno d’oro del grande Real

Si è vero sarebbe potuta finire in trionfo, alzare la coppa sotto il sole di Cesenatico sarebbe stata una goduria pazzesca.
Poi ripenso ai tre giorni di mare, birre e risate passati con quelli malati come me e mi torna il sorriso.
Un campionato vinto dopo un’impresa epica, 15 punti lasciati sugli 84 in palio, 92 gol, 92 in 28 partite, una valanga. Nove mesi di partite, inseguiti o inseguitori della Stella Rossa, grande squadra la Stella, ci ha dato due bastonate, andata e ritorno.
Ma noi barcollanti non siamo crollati e alla fine l’abbiamo spuntata per un misero, stupendo, punticino.

Un grazie di cuore a chi, per il Real, ha lasciato sul campo legamenti, menischi, zigomi. Perdendo giorni di lavoro per la causa biancoverde.

Mica facile una stagione così. La teoria dell’incazzato si manifesta, spietata. Perché se vinci ti incazzi perché giochi male, se non giochi ti incazzi, se vinci e non segni ti incazzi, se perdi ti incazzi e tutto è finito… se il mister fa troppi cambi ti incazzi, se ne fa pochi ti incazzi, se sei in tanti ti incazzi perché siamo troppi se sei in pochi ti incazzi perché dovremmo essere in tanti. Insomma un rebelot

Ora tutto è finito, 3 mesi senza di te saranno lunghissimi.
Le lune del Mister, le corsette appena accennate con i compagni, il caldo soffocante o il freddo penetrante. L’odore dello spogliatoio e della borsa di Cepu, siamo malati se ci mancherà tutto questo?
Per molti si, come faccio a farvelo capire, voi che ci guardate con occhi stralunati, voi che “alla tua età giochi ancora a calcio”, voi che “o ma sei nella UISP mica in serie A”.

Meglio non provarci, l’amore è amore, irrazionale, inspiegabile. Non siate gelose donne del Real, il calcio è come voi, ti fa arrabbiare, ti fa venire voglia di rompere tutto, ma poi basta un attimo, un gesto, e l’amore torna come prima, più forte di prima.

Il bello della nostra malattia è che giocare in promozione o nella UISP è la stessa cosa, perché l’emozione che si prova è la stessa.

Vi chiediamo solo comprensione.
Ci accompagna fin da bambini, è stato tra i primi amori, il più fedele e duraturo. La massima libertà, il palcoscenico dove far vedere i nostri colpi migliori (pochi i miei a dire il vero), testa, petto, al volo, di esterno, tunnel e pedivellate.

Non siamo immaturi, siamo follemente innamorati, non si spiegherebbero altrimenti tutti i sacrifici che facciamo. Siamo felici quando mettiamo gli scarpini e liberiamo la testa da ogni pensiero. Indossiamo la maglietta più conciata e corriamo dietro a un pallone che non si lascia domare.

Arrivederci manica di pirla, mi mancherete, ma sono tranquillo tra qualche mese tutto ricomincerà come prima, si riaccenderanno le luci e inizierà un’altra stagione. E’ stato importante quello fatto quest’anno, ma per noi sarà più importante quello che faremo.

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